Pino Piras (1941-1989) è stato il più originale e geniale interprete contemporaneo dell’algheresità più verace che — con una versatile e spontanea vena creativa — ha saputo trasfondere nella sua vasta produzione canora, poetica e teatrale. Partendo da una genesi assolutamente popolare, Piras ha dato vita ad uno stile personale inconfondibile ed ha vivificato, ispirato e segnato più d’ogni altro la produzione letteraria in algherese dalla metà degli anni ‘70 fino a tutti gli anni ‘80.
Oggi, a circa trent’anni dalla sua prematura scomparsa, la sua figura artistica ed umana è ancora viva e nitida nella memoria degli algheresi, dagli studenti di ogni ordine e grado che nelle scuole rappresentano i suoi testi teatrali, alle compagnie che preparano ormai ogni anno nuovi allestimenti e nuove rappresentazioni tratte dalla sua vasta produzione, dai cantanti che dedicano tributi e rivisitazioni al suo repertorio, fino agli studiosi e ai critici che, con saggi ed articoli, sempre più frequentemente ne divulgano il valore riconoscendo a questo autore il ruolo che merita nel nostro panorama culturale. Pino Piras ha in realtà da tempo varcato i confini della nostra città; apprezzato e letto anche nei paesi di lingua catalana, oggi è all’attenzione di chi studia e valorizza le più interessanti produzioni delle minoranze linguistiche del mediterraneo.
Come autore ed interprete ha firmato molte fra le canzoni più belle e amate della sua città; ma il suo repertorio è arte universale, poiché usa la sua Alghero e la sua gente come paradigma per descrivere, studiare, rivelare debolezze, contraddizioni, insensatezze dell’intera umanità. Poi il teatro; spontanea e naturale fioritura dalle sue canzoni, drammatizzate prima nella dimensione del cabaret, poi ampliate fino alla commedia. Qui ancora si riversa il suo genio, la sua creatività, quasi più a suo agio nell’articolarsi di un copione, nel costruirsi di una scena, nell’intenso confrontarsi dei personaggi.
Ma il cantautore ed il commediografo non sono che una parte della sua espressione artistica; Pino Piras è anche firmatario timido ed intimistico di poesie in italiano, di favole per bambini ed adulti, di pensieri ed aforismi, di memorie autobiografiche intense che egli va raccogliendo autografi nei suoi quaderni. Ora studiosi ed appassionati sono entrati nel suo mondo e ne ammirano la complessa struttura, l’articolata ed eterogenea produzione, la profondità e la qualità della sua arte.
La poetica di Piras è riassunta in una citazione che lui tradusse in algherese ed appuntò sulla prima pagina di un suo quaderno: «La felicitat és la dolor que riu».
La stessa sintesi si ritrova in qualunque sua foto: la sua bocca sembra tracciare sempre un lieve sorriso al tempo stesso pieno d’orgoglio ed amarezza. La storia della sua gente, la storia della sua città, le miserie e le nobiltà del piccolo mondo chiuso al di qua di quella muraglia dalla quale si affacciava bambino a guardare l’infinito altrove, sono piene della stessa amara risposta: un sorriso alla tristezza.
La povertà, le dominazioni, le epidemie, la fame hanno segnato la storia quotidiana fra queste antiche mura. Se le pietre potessero parlare, cantava Pino, narrerebbero anche questo della nostra storia e non solo di cavalieri, carrozze, re e principi.
L’unica beffa che si può riservare alla sofferenza, agli stenti, e persino alla morte è il sorriso, il riso, l’allegria. Le pietre di queste mura conoscono questo segreto, così come il popolo che le ha abitate. Pino seppe ascoltare e capire le sue pietre e il suo popolo.
La satira, l’ironia, il sarcasmo, il paradosso non potevano che essere gli strumenti di una poetica basata su un simile sentire. Questa è l’arte di Pino, la sua poesia, il suo teatro, la sua città, la sua gente, il suo destino stesso: un tutt’uno in una dolor que riu.